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Brand Activism Culturale: diventare promotori di esperienze volte a diffondere cultura

Brand Activism Culturale®: diventare promotori di esperienze volte a diffondere cultura. Un esempio, la cena futurista

Un movimento di attivismo culturale rivolto a imprese, associazioni e cooperative fondato dall’imprenditrice Cristina Toffolo De Piante, CEO e Founder di De Piante Editore.

Tra le diverse proposte per diffondere cultura in luoghi e modalità non convenzionali le più gradite sono le cene a tema che gli imprenditori possono offrire ai propri dipendenti o clienti in occasione di celebrazioni aziendali. Dalla cena di San Valentino alla “polpettata” di Paolo Villaggio, ai poeti russi si arriva alla più apprezzata cena futurista, una serata con i motti e i menù del movimento fondato da Marinetti con, a fine serata, l’omaggio a tutti i partecipanti del libro “Cucina futurista natalizia” di Fortunato Depero.

Il Brand Activism Culturale® ideato da Cristina Toffolo De Piante, fondatrice di De Piante Editore, è una declinazione del brand activism ideato da Kotler, una naturale evoluzione della corporate social responsability che vede le aziende sposare a 360° una causa sociale, solidale o ambientale. L’idea di De Piante è orientare l’impegno valoriale verso la diffusione della cultura attraverso la lettura di testi classici e l’organizzazione di esperienze che includono anche altre forme espressive, quali il teatro, l’arte, la musica e il cinema.

Il progetto si rivolge a imprenditori, associazioni e cooperative sociali che hanno la possibilità di diventare promotori di esperienze culturali all’interno della propria organizzazione. Nasce così una nuova forma di marketing umanistico, dove la cultura diventa valore da condividere.

Depero e i menù futuristi. Una case history di De Piante

Aderire al Brand Activism Culturale® e farne un valore aziendale significa coinvolgere i dipendenti, clienti o associati in un’esperienza arricchente.

Tra le iniziative più curiose realizzate, vi è l’evento studiato in sinergia con la cooperativa sociale ARNIA, che ha aderito al Brand Activism Culturale ® organizzando una “cena futurista” in una tipica corte allestita “alla Marinetti maniera” con striscioni tricolore, tovaglie in lastre di metallo, musiche dell’epoca. A tavola, dove sedevano anche esperti di Futurismo, sono state servite pietanze dai nomi originali: dalla polibibita “Coppa di Brividi”, alla “Sigaretta dimenticata in bocca a dalia”  fino al “Girotondo di succhi, profumi e rumori”. La commistione di dolce e salato con abbinamenti audaci, quali acciughe con datteri e frutta con polenta, è stato un modo per trasformare le parole di Depero in cibo, accompagnando il futuro lettore in un viaggio conoscitivo sensoriale che aveva, come ultima portata, proprio il libro di Depero “Cucina futurista natalizia”: una elegante plaquette cucita a mano in cui sono illustrate le ricette culinarie accompagnate dai disegni apparsi sul giornale “Il Brennero” nel 1932.

Molti ospiti ignoravano il Movimento futurista e altri confondevano alcuni ideali del periodo. Grazie agli interventi tenutisi durante la cena da parte di alcuni esperti di Futurismo, a fine serata le persone hanno appreso maggiori informazioni sul contesto storico di riferimento e dei suoi protagonisti.

L’imprenditore diventa parte attiva del processo culturale

Aderire al Brand Activism Culturale® comporta un coinvolgimento attivo da parte dell’imprenditore nel divulgare la cultura affinché diventi coinvolgente e fruibile in maniera accattivante nel proprio contesto aziendale.

“Tutto parte dalla lettura di un libro. Per questo oltre alle classiche pubblicazioni firmate De Piante, sono nati i BOOKé: piccoli racconti della grande letteratura in un formato simile allo smartphone ed evocanti nella grafica Instagram; volumi di massimo 100 pagine, con copertine di affermati artisti contemporanei, tra i più originali della scena italiana e internazionale. Ogni realtà di impresa è unica e differente e il nostro compito è supportare l’azienda nella fase creativa di definizione delle modalità più efficaci per diffondere cultura nella propria organizzazione spiega Cristina Toffolo De Piante.

Le imprese oggi più che mai hanno bisogno di offrire nuovi stimoli. “Sia i dipendenti sia i clienti vogliono poter aderire a valori autentici condivisi per mantenere la fidelizzazione al proprio brand e differenziarsi dalla concorrenza. In un mondo dove la comunicazione assorda chi cerca servizi, divenire promotori di cultura è un modo per distinguersi in maniera forte dalle tante attività di pura CSR aziendale, spesso orientate su argomenti tra loro simili per tematica, per quanto importanti” conclude l’editore.

Intervista a Cristina Toffolo De Piante

 

A che età ha iniziato a lavorare per le macchine da stampa? Cosa amava di quel lavoro? C’è qualche connessione con l’attività di oggi?

Già durante gli studi lavoravo per l’azienda di famiglia. Una piccola realtà che progettava e costruiva impianti per la stampa su tessuto e carta. La prematura morte di mio padre, mi ha costretta in giovane età a prendermi in carico questa piccola realtà con la scommessa di farla crescere e darne continuità. Il duro lavoro, la curiosità e l’apertura alla sperimentazione di nuovi modelli organizzativi hanno portato, in meno di vent’anni, quest’azienda a posizionarsi tra le cinque leader al mondo di quel settore. Amavo il mondo della progettazione e della costruzione in quanto è un miglioramento continuo, una continua ricerca e sviluppo del prodotto e del mercato. Il mondo in cui lavoravo, la stampa, era una forma d’arte. Soddisfacevamo le esigenze dei grandi uffici marketing sviluppando impianti che potessero riprodurre su carta o film plastici le loro grafiche con accessori per nobilitare il packaging applicato al prodotto. Avevamo clienti in tutto il mondo e, viaggiando tanto, costruivo relazioni di business ma anche personali, ho avuto l’opportunità di conoscere e confrontarmi con diverse culture.

Qualcuno potrebbe chiedersi che connessione vi sia tra l’impresa che costruiva macchine da stampa e l’editoria. Le tecniche di stampa oggi sono cambiate notevolmente. Facilitano qualsiasi stampatore e permettono all’imprenditore di tenere sotto controllo i costi legati allo start up di un impianto sui turni di lavoro. Qualsiasi operazione dell’operatore è assistita da input digitali e da motori ad alta precisione. All’inizio della mia carriera i processi di stampa erano puramente meccanici. Elettromeccanica, lastre offset e cliché in gomma. La bravura dello stampatore era fondamentale in quanto la sua competenza assicurava la qualità.

Io, dopo anni di stampa digitale, automatismi e substrati commerciali trattati per valorizzare le moderne tecniche di stampa volevo riavvicinarmi al mondo dei vecchi maestri stampatori e coinvolgere le antiche cartiere italiane. Ritornare alla tipografia e progettare un veicolo di lusso per i bellissimi testi che avremmo pubblicato.

Possiamo citare il nome dell’azienda di famiglia che ha preso in mano? Che ruolo aveva in quell’azienda? Ceo?

L’azienda si chiamava GIDUE SPA. Ho sempre svolto il ruolo di CEO, direttore commerciale e marketing.

Collezionava libri? Aveva qualche passione a riguardo prima di fondare De Piante Editore

Mi piacevano i grandi romanzi classici, ma collezionavo solo libri di marketing e biografie o storie di grandi imprenditori.

Qual è il suo rapporto personale con la cultura, i libri, l’arte? Come in passato ha coltivato queste passioni?

L’arte è il mezzo più significativo che abbiamo per crescere e migliorare come esseri umani e professionisti. Grazie al mio lavoro, che mi permetteva di muovermi tra i vari continenti ho potuto visitare tantissimi musei, assistere a concerti e a opere teatrali, conoscere gli scrittori e la letteratura di quel particolare paese. Penso che al di là del nostro sogno imprenditoriale o della nostra carriera non possiamo escludere l’arte nella nostra vita. L’arte (la musica, la scrittura, la poesia, il balletto, il cinema, la pittura) per sua natura non separa ma integra. Ecco perché l’arte è un’opportunità per riflettere su se stessi e sul mondo che ci circonda. L’arte è in grado di aggiungere delle esperienze alla nostra quotidianità aprendo delle porte che possono sostenerci nel migliorare le nostre attitudini ad essere aperti, disponibili alle relazioni, abili nella condivisione della bellezza.

Da dove nasce il desiderio di fondare De Piante Editore?

Un’idea nata quasi per scherzo fra tre amici, un’imprenditrice e due giornalisti che da sempre si occupano di cultura e libri. Di fronte al panorama spesso desolante della grande editoria, volevamo innanzitutto pubblicare libri belli per noi, piccoli gioielli per gli amici, per chi ama i libri, magari di autori dimenticati. La linea iniziale era chiara. Realizzare volumi da collezionare. La peculiarità del progetto, infatti, si concentrava su contenuti ad alto valore letterario, inediti e rari, plaquette, elzeviri di scrittori del Novecento italiani, stampati in poche copie numerate, in edizione limitata con una frequenza di quattro pubblicazioni all’anno. Il Made in Italy doveva essere la caratteristica che distingueva la De Piante, sia nell’aspetto estetico sia in quello tipografico, dalla carta pregiata Fedrigoni o Amatruda, al carattere di stampa, rigorosamente Bodoni, alla rilegatura a filo eseguita a mano, fino alle copertine affidate all’estro di famosi artisti contemporanei.

Che cosa caratterizza De Piante Editore e perché ha ritenuto che sul mercato mancasse un soggetto così?

De Piante Editore vuole essere una reazione al mercato editoriale di oggi fatto per lo più di fast book, di libri facili e facilmente dimenticabili, inutilmente diffusi su larghissima scala. Una cosa che può sembrare snob, ma non è così, la nostra è una reazione al dilagare della stupidità, preferendo la vera cultura. Dunque, stampare solo piccole tirature, numerate in edizione limitata. Un libro oggetto da custodire o da regalare. L’organizzazione in azienda riflette il piccolo artigiano italiano, snella e flessibile. Una piccola eccellenza italiana, magari che possa essere ricordata negli anni a venire, e da lasciare in eredità ai nostri figli. Il target è chiaro: offrire un libro “gioiello” ai lettori cosiddetti forti, collezionisti e bibliofili, ma anche al professionista o all’imprenditore che fosse alla ricerca di un regalo speciale per la propria clientela.

Da dove nasce l’idea di fondare il Movimento?

Nasce dalla necessità di agire attraverso la creazione e il supporto di iniziative per la diffusione della cultura. In un momento storico di grandi cambiamenti, in cui ognuno cerca di prendere coscienza del nuovo paradigma sociale, De Piante Editore ha fatto una scelta precisa: ritagliarsi un ruolo attivo nell’ambito della cultura diventando Brand Activist Culturale per supportare le imprese chiamate non solo a generare profitto e a creare posti di lavoro ma a prendere posizione attivamente su temi urgenti della società contemporanea.

 

La scelta di optare per l’arte figurativa contemporanea nelle copertine a quali desideri risponde?

Volevamo dare un mix di conoscenza al lettore dei BOOKè e quindi agganciare i testi dei grandi scrittori classici con chi oggi gioca un ruolo importante nel campo artistico. Quindi lo scopo dei BOOKè non è solo di far leggere un buon racconto ma anche di far conoscere gli artisti contemporanei ed emergenti.

È una persona rivoluzionaria e all’avanguardia: quali progetti vede nel futuro, per il Movimento, per De Piante Editore e per Lei?

Il Brand Activism è un punto di partenza per affiancare e facilitare programmi di formazione culturale all’interno delle aziende.

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